2020
Paternoster
L'eredità dei figli
Regia e Drammaturgia M. Beatrice Mitruccio
Con Ludovico Cinalli e Paolo V. Perrone
Aiuto Regia Ilaria Bisozzi
Musiche originali M. Tarragoni, G. Zappacosta
Luci Martin Emanuel Palma
Produzione Collettivo Est
Finalista festival Dominio Pubblico 2020 - Roma
Finalista Inventaria 2020 - Roma
Finalista Vuoti d'aria 2020 - San Benedetto del Tronto
Finalista Direction Under30 2020 - Gualtieri
Due fratelli, due uomini, ma due personalità opposte. Il coraggio di chi è fuggito di casa per paura della ruggine e la consapevolezza di chi ha deciso, per sé e per gli altri, di rimanere, di lasciarsi arrugginire.
Costretti a rincontrarsi per il funerale del padre, si rinfacciano a vicenda le ferite che si sono procurati,
fino a farsi un bagno nella nostalgia dell’infanzia, fino a guardare, per un momento,
il loro futuro in un mondo avvelenato, che non ha nulla da offrire.
Note di regia
“E scappò via con la paura di arrugginire
il giornale di ieri lo dà morto arrugginito…”
La Canzone del Padre – Fabrizio De André
De André scrive questi versi raccontando un figlio che fugge dalla sua famiglia per paura di trasformarsi in una vecchia macchina arrugginita, in pieno stile kafkiano. È questa voglia di evasione e di libertà che ci porta ad andar via dalla nostra terra, a sbagliare forse, ad essere egoisti a volte.
Alcuni hanno oggi un’esistenza tranquilla, conforme alle regole, integrata nel sistema e seguono le orme del proprio genitore; altri li ho persi di vista. Esigenze diverse.
Ma che cosa significa oggi andarsene?
Penso ad uno studente in una città diversa dalla sua, penso ai migliaia del Sud che andarono al Nord e che ancora lo fanno, penso ai viaggi di piacere che molti non possono permettersi più, alle crociere sul Mediterraneo, che di viaggi ne ha visti molti e diversi. Paternoster è un viaggio, è una metafora vera e ironica di questo nostro mondo che si sfascia, che stiamo sfasciando, e così come cade a pezzi lui, cadiamo a pezzi noi. Forse ci siamo abituati ad una crisi di cui si parla troppo, ma che sembra lontana, come se non ci riguardasse. Come un grigio che si fa sempre più fitto nel cielo, un fumo che ci annebbia la vista.
A chi piace vivere nel fumo?
Quello che ho fatto è semplicemente aver riconosciuto il mio, il nostro appuntamento con questo tempo, con le generazioni, con la morte.
Dentro di noi, il desiderio di colmare una solitudine, di parlare al nostro passato,
di immaginare un futuro.
Drammaturgia Paolo Perrone
Regia Beatrice Mitruccio
Con Ludovico Cinalli
Video e grafiche di Matteo Bernabei e Beatrice Mitruccio
Produzione Collettivo Est
con il sostegno del Teatro Trastevere - Roma, dell'Ex Mercato di Torre Spaccata - Roma, di Spin time - Roma
Finalista Premio Attilio Corsini - Salviamo i Talenti 2022, Teatro Vittoria - Roma
Finalista Dominio Pubblico 2022, Teatro India - Roma
Vincitore della categoria Teatro Vuoti d'aria 2022, Cineteatro S. F. Neri - San Benedetto del Tronto
Il soliloquio di un giovane attore, costretto dalla pandemia a reinventarsi rider che, nel viaggio in bici tra una pizzeria e un condominio, rimane solo con sé stesso a riflettere sul presente e sul futuro, sul lavoro, sulla politica e sulla famiglia, cercando il coraggio di non mollare e continuare a resistere.
La storia vera di un’artista - di una generazione di artisti -, oggi.
“Mi sono rotto il cazzo anche di me stesso / Che mi conosco fin troppo bene e ho ancora tutta la vita davanti / Che cazzo faccio da qui fino alla pensione / Che poi mica me la danno”
DISPERATO ERETICO SHOW - Trailer 2022
Note di Regia
“Un occhio di attenzione ai nostri artisti, che ci fanno tanto divertire.”
Ci hanno detto che, come artisti, bisogna essere crudeli con il nostro tempo, che non bisogna avere pietà per noi stessi e che bisogna raccontare la realtà anche se terribile, banale e antiestetica. Abbiamo passato l’ultimo anno cercando l’idea più originale tra le tante viste, inventandoci le modalità di lavoro a distanza più disparate per poter fare, ma ci siamo resi conto che non c’è poesia nei video degli attori che leggono su Facebook, non c’è poesia nelle dirette streaming delle lezioni di danza, non c’è poesia nelle prove online. E non c’è Arte, perché “online” non è il loro posto.
Ci chiedono di essere realisti, di essere furbi, di prevedere, di metterci in salvo, di cambiare.
Abbiamo scelto di parlare della nostra condizione, di giovani e poi di artisti, e di Eretici, in quanto tali;
di parlare di Ludovico che - come tanti - denuncia la sua condizione, ma che per la società è solo uno che ha un bell’hobby o al massimo è un pagliaccio.
Il Rider: simbolo di questa pandemia e della capacità del capitalismo di marchiare negativamente questo tempo. E anche se l’emergenza volge al termine (forse), questo marchio rimane visibile.
Un rider che fa l’attore o un attore che fa il rider? O solo un rider, senza attore? Di certo non solo un attore.
2024
Volano alberi spogli come radici
Di e con Beatrice Mitruccio
Aiuto regia Ludovico Cinalli e Paolo Perone
Contributi Martina Tirone e Paolo Perrone
Ambienti scenici Beatrice Mitruccio e Mila Damato
Vocal coach Martina Bonati
Foto Luca Brunetti
Produzione Collettivo Est, Produzione esecutiva Progetto Goldstein
Con il sostegno di Spin Time Labs, Roma
Si ringraziano l’artista Andrea Santarlasci per il tite il dott. Giuseppe De Santis
Spettacolo consigliato ad un pubblico adulto
“Di tutte le cose che le donne possono fare nel mondo, parlare è ancora considerata la più sovversiva.”
M. Murgia
In Italia, ogni anno, otto donne su dieci subiscono violenza; Beatrice è una donna che sente la necessità di parlare. Beatrice parla per sé stessa sentendo il peso delle altre sette, parla come parlerebbe un’amica o una sorella, parla con tragica ironia. Parla arrabbiata di uomini agli uomini e parla appassionata di donne alle donne. Beatrice, per un’ora sola, concede a tutte e dieci un atto di sovversione.
Inizia con un pezzo di stand up comedy sull’invidia del pene il monologo Volano alberi spogli come radici, in cui la testimonianza della protagonista, una giovane donna sopravvissuta ad una relazione abusante, diventa una storia da raccontare che ha i tratti di un personale risveglio, una personale “primavera femminista”.
Beatrice prende coscienza di quello che le è accaduto e del momento in cui si trova ripercorrendo alcuni momenti decisivi della sua relazione tossica che fanno da fil rouge per l’intero spettacolo e che la portano ad aprire delle riflessioni col pubblico e con l’assente personaggio maschile.
Ad accompagnarla in scena saranno le voci del passato, le voci dei ricordi di lei, che prenderanno corpo come nei doppiaggi di Zero Calcare, quasi voci della coscienza, voci a volte crude e crudeli, che la stessa regista- interprete ha bisogno di affidare a due attori.
Così il sentimento di paura, la sofferenza e l’immobilità diventano un moto di rivalsa, un furore sano e bello, che Beatrice si concede per la prima volta davanti a tutti e a tutte.
La scelta del titolo Volano alberi spogli come radici, infine, arriva con la scoperta dell’artista Andrea Santarlasci, il quale intitola così una sua opera del 1995 della collezione permanente della Galleria Nazionale di Roma, opera che a primo sguardo potrebbe non aver nulla a che fare con i temi e il plot del progetto, ma che tanto bene incarna l’emotività della protagonista nel momento dell’epifania: una creatura capovolta, diversa, sospesa, nello stesso tempo terrigna e aerea, anche se ancora in bianco e nero.
2024
Purgatori
Progetto in fase di studio
Con Ludovico Cinalli e Paolo Perrone
Regia, drammaturgia e ambienti Beatrice Mitruccio
Assistente alla regia Martina Tirone
Disegno Luci Pietro Frascaro
Produzione Collettivo Est
In collaborazione con la Biblioteca Nazionale Centrale di Roma
Con il sostegno del Teatro Trastevere di Roma e di Teatri di Vita di Bologna
Con il supporto di Caleidoscopio APS, grazie alla residenza di Vuoti d’Aria a S. B. Del Tronto
Con il supporto di IAC, Matera
Produzione Collettivo Est, Produzione esecutiva Progetto Goldstein
Progetto con menzione speciale al bando Portraits on Stage 2022
Progetto vincitore della residenza Germogli 2022 del Teatro Trastevere di Roma
Progetto vincitore bando ResiDanze 2023 di Teatri di Vita, Bologna
Prendendo spunto dalla contemporaneità e dall’osservazione della realtà che ci ha circondati e ci circonda, cerchiamo di costruire un piccolo mondo nel quale, attraversando una moderna manifestazione dei sette vizi capitali, ci prepariamo a raggiungere – forse – la liberazione (da chi? da cosa?).